Sette giorni in Danimarca • Numero 20
Guida per gli Internazionali alle Elezioni del Parlamento Europeo – parte seconda
Ti diamo il benvenuto alla seconda edizione speciale di Sette giorni in Danimarca. Come annunciato, i numeri della scorsa settimana e di questa settimana sono dedicati interamente alle elezioni del Parlamento Europeo.
Eventi della notte elettorale
Per immergerti nell'atmosfera elettorale in stile danese, puoi partecipare a una valgfest, una festa elettorale organizzata da partiti o associazioni per seguire i risultati elettorali in tempo reale. Di solito iniziano intorno alle 20 e proseguono fino all'alba, quando vengono annunciati i risultati definitivi.
Alcuni esempi:
Copenhagen Distillery, Moderaterne (Moderati)
Copenhagen Maskinhallen, Alternativet (Verdi)
Copenhagen Villa Kultur, GRO Selv (movimento giovanile ecologista)
In alternativa, qui potrai seguire lo spoglio online.
I gruppi del Parlamento Europeo
Per comprendere i risultati delle elezioni, è importante conoscere il legame tra i partiti nazionali e i gruppi del Parlamento Europeo:
EPP (European People’s Party, Partito popolare europeo): gruppo di centrodestra, il più numeroso nel Parlamento Europeo dal 1999. Partiti danesi che ne fanno parte: Conservatori (Konservative) e i Liberali di centrodestra (Liberal Alliance). Principali partiti nazionali che ne fanno parte: CDU (Unione cristiano-democratica, Germania), ÖVP (Partito popolare asutriaco, Austria), Forza Italia, PO (Piattaforma civica, Polonia), PNL (Partito nazionale liberale, Romania) e il Partido Popular (Spagna). Si prevede che il gruppo otterrà 181 seggi.
S&D (Socialists and Democrats, Socialisti e democratici): gruppo di centrosinistra, il più numeroso fino al 1999, da allora il secondo. Partito danese che ne fa parte: Socialdemocratici (Socialdemokratiet). Principali partiti nazionali che ne fanno parte: SPD (Socialdemocratici, Germania), Partito democratico (Italia), PS (Partito socialista, Portogallo), e PSOE (Partito socialista operaio spagnolo, Spagna). Si prevede che il gruppo otterrà 135 seggi.
Renew Europe (Rinnovamento europeo): gruppo liberale. Fondato nel 2019, ha preso il posto del precedente gruppo liberale ALDE (Partito dell'alleanza dei liberali e dei democratici per l'Europa), in cui si erano fusi il Partito democratico europeo (PDE) e La République en Marche, partito di Macron. Partiti danesi che ne fanno parte: Radicali (Radikale Venstre), Moderati (Moderaterne) e Centrodestra (Venstre). Fra gli italiani si annoverano Più Europa, Azione e Italia viva, ma non è chiaro se supereranno il 4%. Si prevede che il gruppo otterrà 82 seggi.
ECR (European Conservatives and Reformists, Conservatori e riformisti europei): gruppo nazionalista conservatore, caratterizzato da un'ideologia euroscettica, antifederalista e di destra, con fazioni di centrodestra ed estrema destra. Nato dalla scissione dal Partito popolare europeo (EPP) nel 2009, si oppone all'integrazione europea incontrollata e sostiene una possibile evoluzione dell'Unione Europea verso un modello federale. Partito danese che ne fa parte: Populisti nazionalisti (Denmarksdemokraterne). Principali partiti nazionali appartenenti al gruppo: PiS (Diritto e giustizia, Polonia) e Fratelli D’Italia. Si prevede che il gruppo otterrà 80 seggi.
ID (Identity and Democracy, Identità e democrazia): gruppo di destra, fondato nel 2019. Partiti danesi che ne fanno parte: Nazionalisti conservatori (Dansk Folkeparti). Principali partiti nazionali appartenenti al gruppo: Lega (Italia), Rassemblement National (Raggruppamento nazionale, partito di Marine Le Pen in Francia) e AfD (Alternativa per la Germania, che però è stato espulso di recente dal gruppo in seguito ad alcune affermazioni molto controverse di un loro esponente). Si prevede che il gruppo otterrà 66 seggi.
Greens/ European Free Alliance (Verdi, Alleanza libera europa): gruppo ambientalista di sinistra, fondato nel 1999. Partiti danesi che ne fanno parte: Socialisti (Socialistisk Folkeparti) e Verdi (Alternativet). Maggiori partiti nazionali appartenenti al gruppo: Verdi (sia per la Germania che per la Francia), per l’Italia AVS di Nicola Fratoianni. Si prevede che il gruppo otterrà 54 seggi.
Left (Partito della sinistra europea): gruppo della sinistra radicale. Partito danese che ne fa parte: Alleanza rosso-verde (Enhedslisten). Maggiori partiti nazionali appartenenti al gruppo: Sumar (Spagna) e Die Linke (Germania). Si prevede che il gruppo otterrà 43 seggi.
Chi governerà?
EPP (European People’s Party, Partito popolare europeo) e S&D (Socialists and Democrats, Socialisti e democratici) hanno sempre governato insieme, poiché nessuno dei due gruppi da solo avrebbe raggiunto la maggioranza. Alle ultime elezioni del 2019 si è unito alla coalizione anche il gruppo Renew Europe (Rinnovamento europeo).
A cosa prestare attenzione durante lo spoglio? È importante monitorare il numero di mandati ottenuti dai gruppi ECR (European Conservatives and Reformists, Conservatori e riformisti europei), ID (Identity and Democracy, Identità e democrazia) e dai partiti non allineati a un gruppo europeo. Se EPP e S&D non riuscissero a governare con Renew Europe e i Verdi, sarebbero costretti a cercare un'alleanza con ECR, ID e i partiti non allineati. Questo porterebbe a un maggiore peso della destra nel Parlamento nei prossimi cinque anni.
Quali sarebbero le conseguenze? Possiamo immaginare che:
Il Parlamento favorirebbe maggiori investimenti nella difesa e nell’esercito, a discapito delle politiche per la transizione ecologica, i giovani e l’educazione.
Ci sarebbero scarsa propensione ad accettare i paesi candidati nell'Unione Europea e un rinnovato focus sulla costruzione di un muro al confine orientale.
Verrebbero costruite ulteriori barriere verso i Balcani occidentali e sarebbe potenziata la sorveglianza del Mar Mediterraneo.
Tutto ciò porterebbe alla costruzione di una vera e propria "fortezza Europa", caratterizzata da politiche di chiusura, difesa e militarismo.
Quante sono le probabilità che il Parlamento venga governato da una coalizione di destra? Sono piuttosto basse. La destra è divisa in diverse fazioni, alcune pro-Europa, altre contrarie e favorevoli all'uscita dall'UE. Alcune hanno un atteggiamento filorusso, mentre altre vogliono aumentare gli investimenti nella difesa e nel supporto all’Ucraina. Per questi motivi è probabile che la destra incontrerà molte difficoltà nel costruire una coalizione stabile.
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Le elezioni europee negli altri Paesi:
Italia: stando ai sondaggi Fratelli d’Italia dovrebbe avvicinarsi al 26,5%, in calo di due punti rispetto ad aprile. Forza Italia registrerebbe un 9,2%, il Pd raggiungerebbe il 22,5%, il valore più alto dall’insediamento di Schlein. Il Movimento 5 Stelle dovrebbe ottenere il 15,4%, Alleanza Verdi Sinistra e Stati Uniti d’Europa potrebbero superare il 4%, mentre Azione si posizionerebbe leggermente al di sotto. Si prevede un forte ridimensionamento per la Lega, che era risultato il primo partito alle ultime elezioni europee.
Francia: è probabile la vittoria di Rassemblement National (Raggruppamento di destra, partito nazionalista legato ai Le Pen, l’ex Front National), attualmente in forte ascesa. Seguono i socialdemocratici, rilanciati da Raphaël Glucksmann, e infine il partito del Presidente Macron.
Belgio: se, come sembra, il partito nazionalista fiammingo Vlaams Belang (Interesse fiammingo) raggiungesse la maggioranza, l’esito elettorale potrebbe segnare la fine del Belgio, visto che la formazione ha come obiettivo dichiarato l’indipendenza delle Fiandre.
Polonia: testa a testa tra gli europeisti di Platforma Obywatelska (lett. Coalizione civica) di Donald Tusk e gli euroscettici di PiS, Prawo i Sprawiedliwość, Diritto e giustizia. Tengono banco nel dibattito prima di tutto la questione russa e la sicurezza nazionale.
Slovacchia: dopo il tentato omicidio del primo ministro Robert Fico la campagna elettorale si è congelata. La formazione di Fico, filorussa, è prima nei sondaggi, e il sostegno al partito è cresciuto ulteriormente dopo l’attentato.
Austria: il partito di estrema destra FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs Partito della libertà dell’Austria), filorusso, è primo nei sondaggi.
Germania: i partiti di governo (Socialdemocratici, Liberali e Verdi) scontano nei consensi il supporto militare all’Ucraina. I conservatori e gli estremisti di destra AfD (Alternative für Deutschland, Alternativa per la Germania) puntano a un ottimo risultato.
Ungheria: Peter Magyar, leader di TISZA (Tisztelet és Szabadság Párt, Partito del rispetto e della libertà) liberale e pro-europeo, è in forte ascesa, e mira a sfidare l’egemonia di Viktor Orbán e del suo Fidesz.
Spagna: si ha una forte polarizzazione tra gli elettori su vari temi, dall'indipendenza catalana alle questioni di genere. Il Partido popular, conservatore e di centrodestra, dovrebbe raddoppiare i proprii seggi a scapito de liberali di Ciudadanos. Un buon risultato è atteso anche per gli estremisti di destra di Vox. Tuttavia il Psoe (Partito socialista operaio spagnolo) di Pedro Sánchez non ha perso terreno, nonostante la breve crisi che ha investito il premier ad aprile a causa delle accuse di corruzione contro la moglie.
Olanda: l’estrema destra del PVV (Partito della libertà) e i Verdi – europeisti – si aspettano di ottenere la maggior parte dei voti.
Bulgaria: Delyan Peevski – magnate e leader del partito Diritti e libertà, colpito da sanzioni degli Stati Uniti e del Regno Unito – sembra destinato a essere il grande protagonista di questa tornata.
Croazia: HDZ, l’Unione democratica croata di tendenza cristiano religiosa liberale ed europeista, al potere, potrebbe risentire del malcontento degli elettori causato dal più alto tasso di inflazione in Europa.
Cipro: l’immigrazione è il tema principe di queste elezioni. Elevato il rischio dell’astensione.
Repubblica Ceca: lo scorso anno l’immigrazione è diminuita, ma questo non ha impedito al partito di estrema destra populista Libertà e democrazia diretta di farlo diventare il principale tema elettorale di queste europee.
Estonia: il partito conservatore Isaama (Patria) dell’ex primo ministro Urmas Reinsalu è in testa ai sondaggi e fa leva sull’opposizione alle politiche ecologiche.
Finlandia: la Russia è in cima alle preoccupazioni e si prevede che la destra al governo vinca anche questa tornata elettorale europea.
Grecia: il costo della vita è in cima ai pensieri degli elettori, che al momento hanno il secondo potere d’acquisto più basso della Ue. I conservatori moderati di Nea Demokratia (Nuova democrazia) sono in testa ai sondaggi.
Irlanda: il Paese è nel pieno di una drammatica crisi abitativa, e il voto è un referendum sul gradimento del primo ministro Simon Harris, conservatore ed europeista.
Lettonia: Nei dibattiti pre-elettorali è emersa la questione linguistica, con alcuni partiti che si oppongono all’uso della lingua russa nella campagna elettorale, soprattutto sui canali televisivi. Si sfidano per la maggioranza i liberali conservatori di Nuova unità (Jauna Vienotība), l’Unione dei verdi e dei contadini (ZZS) e i Progressisti (Progresīvie).
Lituania: i Socialdemocratici si aspettano di prendere il doppio dei voti del loro rivali, i partiti di centrodestra al governo.
Portogallo: si prevede che i partiti radicali e populisti di destra e sinistra guadagneranno voti e seggi, a differenza dei partiti più moderati del centro. Ci sia aspetta comunque un’alta astensione, legata anche alla scarsa conoscenza della politica europea nel Paese.
Romania: in concomitanza con le elezioni europee si svolgeranno anche le elezioni locali. Questa circostanza ha fatto sì che i temi europei passassero in secondo piano, mentre gli elettori si concentrano principalmente sulla crisi abitativa e sulla corruzione.
Che succede ora?
Nelle settimane successive al voto, i partiti nazionali si uniscono in gruppi parlamentari con posizioni simili, i veri protagonisti della politica al Parlamento europeo. Il 16 giugno il Parlamento europeo si riunirà in sessione plenaria per eleggere il o la Presidente e assegnare le altre cariche, tra cui quelle dei Vicepresidenti e Presidenti di commissione.
Parallelamente si apre la questione dei vertici delle istituzioni europee. I 27 capi di Stato e di governo dell'UE devono trovare un accordo sul prossimo presidente della Commissione europea, del Consiglio europeo e sull'Alto rappresentante per la politica estera. I leader europei si incontreranno a cena per un summit informale a Bruxelles il 17 giugno, mentre la prima riunione ufficiale del Consiglio europeo è prevista per il 27-28 giugno.
Dopo che il Consiglio europeo avrà scelto il presidente della Commissione Europea, il Parlamento dovrà approvare tale scelta. Successivamente inizierà il dialogo con gli Stati membri per individuare i Commissari, che dovranno comunque essere votati dal Parlamento per diventare ufficiali.
Quali sono le previsioni per la Danimarca?
Le previsioni danesi vedono una lotta serrata tra Socialdemokratiet (Socialdemocratici) e SF (Socialisti).
Entrambi possono ottenere 3 seggi.
La proposta fatta dal numero due della lista dei democratici, Niels Fuglsang, di introdurre per gli edifici una classe minima energetica (E) dal 2035 ha sollevato una bufera all’interno dei Socialdemocratici, che l’hanno respinta.
L’alleanza fra i due partiti è sotto forte pressione, a causa dei continui attacchi dei Socialdemocratici contro l'apertura dei Socialisti all'accoglienza di un maggior numero di rifugiati.
Venstre (Liberali) e Liberal Alliance (Liberali conservatori) sono in competizione per il terzo posto. Entrambi posso ottenere 2 seggi.
Nell’ultimo dibattito televisivo, Liberal Alliance ha sostenuto che l'UE dovrebbe smettere di focalizzarsi su questioni ecologiche minori, come l'eliminazione di cannucce e contenitori in plastica. Venstre ha aggiunto che alcuni partiti stanno perdendo tempo in queste discussioni mentre in Ucraina la guerra continua.
Nello stesso dibattito Liberal Alliance ha discusso con DD (Populisti di destra) per la tassa sulla CO2 nell’agricoltura a livello europeo. Liberal Alliance vuole imporla, mentre DD è contrario.
Gli altri 7 partiti non sanno ancora se riusciranno a conquistare un seggio. Secondo gli ultimi sondaggi, cinque riusciranno ad averne uno (i conservatori di Konservative, i centristi pro-Europa di Moderaterne, i nazionalisti DF e DD e l’alleanza rosso-verde di Enhedslisten) e due invece zero (i radicali di Radikale Venstre, e i verdi di Alternativet). Radikale Venstre dovrebbe perdere la sfida pro-Europa con Moderaterne.
Quali sono i candidati più conosciuti?
Morten Løkkegaard (Venstre) 74%, Stine Bosse (Moderaterne) 68%, Henrik Dahl (Liberal Alliance) 63%, Christel Schaldemose (Socialdemokratiet) 59%, Anders Vistisen (DF) 52%
I problemi più discussi in campagna elettorale in Danimarca
Il problema più discusso in assoluto è la lotta al cambiamento climatico. Il 53% della popolazione danese vuole una riduzione delle emissioni di CO2 del 90% entro il 2040. Nove partiti approvano l’obiettivo, mentre due partiti sono contrari (Danmarksdemokraterne e Dansk Folkeparti).
Per quanto riguarda la sostenibilità, le immagini del ‘cimitero dei vestiti’ nel deserto del Cile hanno terrorizzato gli elettori e obbligato i candidati a proporre soluzioni. In Europa ogni anno in media compriamo 15 kg di vestiti a testa e nel complesso buttiamo quattro milioni di tonnellate di vestiti e scarpe. I rifiuti tessili sono sia difficili da reciclare che costosi da trattare. Una delle proposte è una tassa ambientale sui produttori tessili, supportata da Enhedslisten (alleanza rosso-verde) e Moderaterne.
Altri problemi molto sentiti dagli elettori danesi sono la guerra in Ucraina e la sicurezza. Sull’argomento i partiti hanno una visione comune, vogliono continuare ad aiutare l’Ucraina, a parte uno o due partiti che vorrebbero limitare gli aiuti. Tutti gli schieramenti concordano sulla necessità di produrre più equipaggiamento militare e aumentare la cooperazione tra i diversi eserciti.
Per quanto riguarda la sicurezza, è emerso che Pravfond, un'organizzazione sostenuta dalla Russia, ha finanziato alcune campagne elettorali in Danimarca e nell'Unione Europea per oltre 18 milioni di corone danesi. Anche una candidata di Venstre, Alexandra Sasha, ha lasciato la politica dopo che è stata rivelata la sua appartenenza a un'organizzazione giovanile pro-Putin chiamata European Russian Forum.
Sette partiti su undici ritengono che Putin rappresenti una minaccia maggiore rispetto al cambiamento climatico.
Un'altra fonte di disaccordo tra i candidati riguarda la questione dei migranti. Dansk Folkeparti non vuole nessun migrante in Danimarca, mentre Alternativet, Enhedslisten e SF chiedono più apertura. La Prima ministra Mette Frederiksen vorrebbe che l'Unione Europea finanziasse un muro al confine con i Balcani occidentali per fermare l'immigrazione illegale.
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Ecco l'unico cittadino non danese candidato per la Danimarca.
Un articolo in inglese da non perdere: Il Parlamento Europeo ha cambiato la tua vita – sul serio.
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